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Solchi nell’acciaio Luca Tescione
Prefazione
Cosa sono venuto a fare su questo pianeta?
L’intera silloge sembra sottintendere tale domanda e lo fa per 14 volte,
quante sono le poesie e quanti sono i temi sociali che vengono affrontati,
invitando il lettore a non rimanere passivo.
Riuscire a tracciare un solco e lasciare un’impronta in questo mondo
tendenzialmente superficiale, che corre, corre e ancora corre, nemmeno si
sa bene verso cosa, è la preghiera nei confronti di chi leggerà i versi di
questa raccolta, affinché possa anche solo per qualche minuto indugiare sul
come contribuire in prima persona a migliorare l’ambiente circostante.
Versi come “Non ricordo più il silenzio, come soffrivano i cuori per le
altrui pene” e “Non può ripetersi ogni storia, non possiamo uccidere per
sempre, non dobbiamo soffrire senza alzare la testa”, chiamano ad una
presa di coscienza in grado di rallentare i ritmi frenetici che fanno alludere,
quasi, ad un tanto “tutto poi passa, tanto vola via, rimane solo un pensiero
leggero, senza azioni, senza colpe, senza espiazioni, senza rimedi.”
Risuona un urlante e accorato appello a conservare la propria umanità e
ricominciare ad aiutare il prossimo, partendo da piccoli gesti “perché
nessuno si accontenti di vivere senza scoprire come tendere la mano al
vicino… senza difendere chi si sente perduto e abbandonato.” La guerra
non è un gioco, anche se spesso così sembra che vogliano farci credere, per
cui ciascuno ha il dovere morale di aprire gli occhi e avere una visione
chiara sul ruolo che deve ricoprire “dopo che un Olocausto ha provato a
insegnarci per anni, dopo che un Muro è crollato e un'unione globale ci
han fatto credere potesse esistere.”
Semplici azioni, come respirare profondamente, per evitare di lasciarci
sfuggire la bellezza quotidiana che si perde nelle altrettanto quotidiane
difficoltà, o tornare la sera a casa e ascoltare con attenzione, nonostante la
stanchezza, le parole dette da chi ci apre la porta, possono consentirci di
non abbandonare al suo destino il pianeta che ci ospita e non essere ostili
verso un “nemico” che “arriva su barconi per rapirmi l’aria,
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